Questo popolo è partito con le mani vuote, lasciando il bestiame, gli averi, le case, i propri cari. Ecco il popolo esiliato dall’odio, dall’invasore. Il popolo ha benedetto col sangue e le lacrime la lotta, la resistenza. Unito, lontano dalla propria terra, ha scelto le montagne. Nudo, affamato, ignorando ogni benessere, grida la libertà, l’indipendenza, sacrificando i figli migliori. Altro non interessa. Non è stanco di vivere. Teme, però, la vergogna e la schiavitù per le generazioni future.
Nell’angolo sud-ovest dell’Algeria quasi 200.000 rifugiati lottano per sopravvivere nella parte più inospitale del deserto grande del Sahara: l’Hammada.
Nel 1885 in seguto alla Conferenza Di Berlino vennero sanciti i confini del Sahara Occidentale, colonia spagnola abitata dal popolo Saharawi, rispetto a Marocco e Mauritania, colonie francesi.
Negli anni ’60 all’interno del processo di decolonizzazione africana, l’Onu approva la prima risoluzione specifica per l’autonomia e l’indipendenza del popolo Saharawi.
Negli anni ’70 nasce il Fronte Polisario, Fronte Popolare di Liberazione del Saguia el Hamira e del Rio de Oro, per l’indipendenza del popolo Saharawi e il riconoscimento della sua sovranità sulla propria terra. La Spagna cede definitivamente il territorio del Sahara Occidentale a Marocco e Mauritania che invadono il Saharawi contrastati dalla resistenza del Fronte Polisario; una parte della popolazione civile, per sfuggire al genocidio, si rifugia nel deserto algerino. L’Onu condanna l’accaduto.
Proclamazione della RASD Repubblica Araba Saharawi Democratica.
La Mauritania, a seguito di un golpe militare, rinuncia al conflitto e il nuovo governo ratifica un accordo di pace con il Fronte Polisario; il Marocco raddoppia il proprio sforzo bellico ed invade anche la parte meridionale del Sahara Occidentale.
Anni ’80 Risoluzione Onu 621/88 e seguenti: viene istituita la Minurso, Missione delle Nazioni Unite per il Referendum del Sahara Occidentale, e stabilito un piano di pace. Il Parlamento Europeo adotta una risoluzione a favore dell’autodeterminazione e dell’indipendenza del popolo saharawi.
Anni ’90 Viene più volte riamndata la data per lo svolgimento del referendum sull’autidetreminazione del popolo saharawi. Il marocco intensifica la repressione. Le risoluzioni dell’ONU restano sulla carta. 06.2001
L’accordo “quadro” dell’Onu sullo status del Sahara Occidentale non viene accettato dal Fronte Polisario e dall’Algeria. 07.2002 Risoluzione Onu 1429: ribadito il diritto del Popolo saharawi all’autodeterminazione e prorogato il mandato della Minurso.
A tutt’oggi il Popolo Saharawi attende ancora di effettuare il suo referendum.
Come possiamo aiutare questo popolo? Una risposta viene sicuramente dal movimento delle Pubbliche Assistenze che ha pensato che fosse indispensabile impegnarsi, oltre che allo storico e annuale impegno di sostegno ai bambini Saharawi, alla realizzazione di materiale divulgativo per una maggiore visibilità del dramma di questo popolo.
La PA CROCE VERDE raccoglie l’invito cercando di documentare la situazione in cui è costretto a vivere il popolo Saharawi, sottolineando e ricordando la rinuncia, così attuale, mantenuta a partire dal 1991, a guerra e terrorismo come strumenti di rivendicazione e autodeterminazione. Il supporto delle Pubbliche assistenze è inoltre rivolto al supporto di microprogetti che vadano a sostegno della creazione di un’economia semplice.
Ci auguriamo che questo servizio sia di stimolo alla ricerca di risposte a domande che, per rispetto al popolo Saharawi ed al coraggio delle sue scelte politiche, non vanno dimenticate, ma passate di uomo in uomo, di donna in donna, di bambino in bambino.
Perché si spendono tante energie politiche, economiche ed umane per privare un popolo della sua terra? Perché ci sono popoli in Africa (Marocco) ed in Europa (Francia) che ritengono pericoloso uno stato Saharawi e vi si oppongono? Chi sa quello che è successo e succede e se può, perché non agisce? E noi facciamo qualcosa?
Tornati a casa leggiamo insieme ai nostri cari e amici, parliamone e opponiamoci al silenzio dell’indifferenza.